La Lega resta di estrema destra.
Resto stupito di fronte al dibattito che circonda la Lega, in particolare sulle presunte figure “moderate” di Giorgetti e Zaia in contrapposizione a Salvini, definito più radicale.
Un dibattito astruso, perché la Lega è e resterà un partito di estrema destra e la svolta europeista è stato un inganno per partecipare al governo.
Certo, il dibattito ha origine dal fatto che parrebbe che Salvini sia tra l’incudine di parte che vuole rimanere al governo e il martello della perdita di consensi a favore di FdI, ma la sua risposta è sempre quella di alimentare il clima da campagna elettorale con temi da destra estrema.
La cosa che mi colpisce è che si faccia finta di non vederlo. Mentre in Europa la tengono a distanza perché la considerano il peggio della destra e lui non vuole entrare nel PPE, qui in Italia alcuni commentatori – purtroppo anche all’interno del PD – ragionano su improbabili conversioni.
Come non vedere con chi si allea? I suoi amici sono Orban, Le Pen e il destrorso polacco che sta negando diritti che sono patrimonio comune dell’Europa e con i quali vuole creare un gruppo alternativo al PPE.
Lo scontro tra Salvini e Giorgetti, tra partito di lotta e di governo, è fumo negli occhi, soprattutto perché Giorgetti non rappresenta il partito e al proprio interno non raccoglie neanche un voto.
Peraltro, Giorgetti e Zaia hanno sempre votato tutto e mai hanno messo in discussione la linea politica imposta da Salvini.
Il fatto è che se davvero ci fosse una proposta “moderata” e questa prevalesse, la Lega diventerebbe un altro partito perché ad oggi è saldamente su una linea politica antieuropeista e di lotta, pur facendo parte del governo.
La Lega non potrà cambiare pelle perché il suo elettorato è quello. Noi che li conosciamo tutti, quell’elettorato cosa pensa dei diritti? Dell’immigrazione? Dell’Europa? Della tassazione e dei servizi pubblici? Ebbene, come possiamo pensare che quella cosa si possa trasformare in altro?
Poi c’è la competizione con FdI. Se Salvini si modera perde consenso, se invece resta a destra tiene, ma non può fare quello che è per davvero, il peggior destrorso, perché se lo sognerebbe di fare il Presidente del Consiglio.
Questo mix di condizioni viene annegato con i continui slogan da campagna elettorale che ogni giorno ci propina.
Poiché tra non molto si voterà, io penso che se continua a restare nella coalizione di maggioranza dovrà poi assumersi la responsabilità anche delle scelte del Governo contrarie a quello che ha sempre detto. E’ sempre più evidente che Draghi non gli sta concedendo nulla e questo si vedrà sempre di più.
Ergo, vedo più che possibile la sua uscita dalla maggioranza – che auspico vivamente – dopo il voto per il Capo dello Stato.
Checchè ne dicano Giorgetti e Zaia!
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